La resa Le sue mani erano tornate a cercarmi come se non ci fosse un domani. Non c’erano più freni, né ruoli da rispettare. Solo la fame. Quella che brucia dentro e ti divora senza chiedere permesso. La schiena premeva contro la parete fredda, mentre il suo corpo caldo mi inghiottiva centimetro dopo centimetro. Lui si chinò all’altezza del mio orecchio, la voce roca, impastata di desiderio.

Tutto è iniziato la sera prima. Messaggi spinti, parole sporche, sguardi immaginati. Lui sapeva già cosa voleva, e io pure. Quando mi ha scritto che sarebbe passato, sapevo benissimo che quella tensione che avevamo costruito non sarebbe rimasta solo nei messaggi.Quando è arrivato a casa mia, indossavo solo una vestaglia leggera e sotto una tutina in rete, completamente aperta tra le cosce.

Ti guardo e non hai scampo.Lo senti, vero?Quel silenzio che diventa ordine,quel mio sguardo che non chiede, pretende. Ti voglio immobile, docile,mentre la mia voce scava sotto la pelle.Ogni mio respiro ti attraversa,ti inchioda al mio ritmo,ti consuma piano. Non serve toccarti per averti,basta che io lo pensie tu tremi.Ti voglio presente,

Quando la sua voce diventa un ordine… e il mio corpo obbedisce.La sua voce è arrivata prima delle sue mani.Bassa. Sporca. Comandante.E io… pronta a disobbedire solo per fargli punire la mia pelle.Avevo ancora addosso l’odore della notte prima, eppure quando mi ha detto “Apri le gambe e non dire una parola”, tutto il resto è scomparso.Il tempo, i pensieri, la logica.Restava solo il calore tra le cosce, e il battito impazzito.Si è avvicinato lentamente, sfiorandomi la gola con le dita.

Mi piego su di te,la pelle che brucia, la carne che vibra. Il tuo respiro mi sale dentro,mi incendia, mi comanda. Le tue mani scavano trai fianchi,tracciano sentieri che mi tolgono l’aria,mentre il ritmo delle nostre ombrediventa tempesta tra le cosce. Sospesa, viva,mi spezzo e mi ricompongo su di te,in un’onda che non smette,in un gemito che graffia il silenzio. Dentro di noic’è un incendio che non chiede permesso,solo carne che chiama altra carne,e un orgasmo che ci inghiotte insieme.

Le mie labbra si chiudono attorno al tuo desiderio, e ogni respiro diventa una promessa sussurrata contro la tua pelle.

La sua bocca mi divora, le sue mani mi spogliano l’anima e la carne. Ogni bacio è fame, ogni spinta un comando..qui non si fa l’amore… ci si scopa fino a perdersi...

Lo sguardo che accende il desiderio Non era la mia solita serata. Non il solito locale, non la solita aria. Quella discoteca era diversa: luci basse, corpi che si muovevano liberi e disinibiti, sguardi che non cercavano giudizi ma solo piacere. Era un locale gay, pieno di ragazzi e ragazze che danzavano senza freni, e io ero lì per curiosità… almeno così credevo.Finché non l’ho vista.

Spingimi più forte, finché il respiro si spezza e il piacere diventa gemito… voglio sentire ogni centimetro di te dominar­mi senza pietà...

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Le sue mani mi bloccano i polsi sopra la testa, le corde stringono la pelle lasciando segni rossi che bruciano e mi eccitano ancora di più. Sono nuda, completamente alla sua mercé, incapace di muovermi. Ogni nodo è un ordine, ogni tirata un brivido che mi attraversa la carne.Il suo sguardo si fa scuro mentre passa la lingua sulle mie labbra legate dal silenzio.

Non è amore, è fame: quella che graffia, morde e ti costringe a venire fino a perdere il controllo.

Capovolgo il mondo per sentirti dentro ogni respiro… e lascio che la mia pelle racconti ciò che le parole non osano dire

La luce filtrava dalle tende socchiuse, disegnando sulla pelle nuda trame d’oro. Aprii lentamente gli occhi, ancora intrappolata in quel torpore dolce che segue un piacere troppo intenso. Lui era lì, accanto a me, disteso su un fianco, lo sguardo addosso come se non avesse mai smesso di guardarmi nemmeno mentre dormivo.«Buongiorno, peccato mio,» sussurrò con un mezzo sorriso, la voce roca e ancora impastata di sonno.Il modo in cui lo disse mi fece vibrare dentro, come se quel “mio” non fosse solo un vezzeggiativo, ma una promessa sottile.