Per esempio, laddove oggi facciamo affidamento su singole molecole per le terapie geniche più avanzate, un giorno potremmo probabilmente ingegnerizzare batteri con interi e vasti campionari di attività metaboliche che potrebbero completamente rivoluzionare l'approccio alla medicina.

Ma soprattutto dimostra la plausibilità di un altro tassello fondamentale della storia della vita sulla Terra.
Inoltre, potrebbe aprire la strada allo sviluppo di cellule sintetiche ingegnerizzate con endosimbionti potenziati, ampliando le applicazioni della biologia sintetica.

La relazione ricreata in questo studio è già presente in natura, ma ovviamente un conto è osservarla, e un altro è ricrearla.

Questo studio offre nuove prospettive su come le endosimbiosi si formino naturalmente e su come abbiano influenzato momenti chiave dell'evoluzione.

Questo approccio ha permesso di avviare una cooperazione tra i due organismi senza causarne la morte. Sorprendentemente, le cellule si sono adattate l'una all'altra più rapidamente del previsto, suggerendo che la simbiosi potrebbe essere una norma piuttosto che un'eccezione in natura.

Nell'esperimento, i ricercatori hanno "iniettato" batteri all'interno di un fungo, superando diverse sfide tecniche, anche grazie all'uso creativo di una pompa da bicicletta (serio).

E ora per la prima volta tale passaggio è stato replicato in laboratorio con un esperimento innovativo, e recentemente pubblicato su Nature, in cui i ricercatori sono riusciti a indurre l'endosimbiosi in laboratorio, osservando per la prima volta le fasi iniziali di questa relazione microscopica.

Questo fenomeno in cui un microrganismo vive all'interno di un altro, instaurando una partnership stabile (e che ha contribuito all'evoluzione della vita complessa sulla Terra) prende il nome di endosimbiosi.

Il passaggio da procarioti a eucarioti si ipotizza che sia avvenuto quando alcuni procarioti sono entrati all'interno di altri procarioti, e invece di comportarsi come parassiti, è nata una relazione stabile, duratura e mutualmente vantaggiosa, sia per il procariota ospite che per l'ospitante.

La principale differenza fra procarioti ed eucarioti, è che i primi sono sprovvisti di membrane interne e organelli, presenti invece negli eucarioti, che quindi presentano una struttura intracellulare decisamente più complessa.

Ma da dove sono saltati fuori gli eucarioti?

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C è ancora molta strada da fare, ma si va avanti

La speranza poi è di poter ampliare questo stesso approccio anche ad altre forme di tumori.
Sicuramente la medicina in questo campo sta facendo passi da gigante negli ultimi anni, ed è una buona notizia per tutti!

Questa terapia è poi particolarmente eccitante anche perché i partecipanti non hanno dovuto sottoporsi né a radioterapia né a chemioterapia, evitando quindi tutti i gravi effetti collaterali che queste terapie comportano.

Da allora sono stati arruolati altri pazienti, ad oggi se ne contano 42, e il tasso di successo di questa terapia continua a essere uno strabiliante 100%.
A distanza di anni anche i primi pazienti arruolati continuano a godere di buona salute e non presentano segnali di recidive.

Nel 2022, furono pubblicati i primi risultati di questo trial nel New England Journal Of Medicine, e già allora si intuiva che si trattava di qualcosa di grosso, perchè in tutti e 12 i pazienti arruolati fino a quel punto, il cancro era completamente scomparso dopo questo trattamento.

Per chi non lo sapesse l'immunoterapia consiste nell'addestrare il sistema immunitario del paziente ad attaccare il cancro, e per questo motivo è una tecnica sia molto efficace ma anche molto ben tollerata.