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Khalil Shikaki è uno serio. Dal 2005 è direttore del Palestinian Center for Policy and Survey Research (Ramallah). Oggi è l'uomo che dà voce agli abitanti della striscia di Gaza; lo fa con sondaggi condotti con rigore, mediante interviste faccia a faccia, effettuate da oltre 70 collaboratori […]
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Sul sentiero di Emmerico

...i segni che solcano questo spartiacque producono una complessa dissonanza, hanno direzioni contrastanti, disegnano nello spazio e nel pensiero una forma di disordine

http://gianlucamantoani.blog/2025/10/07/sul-sentiero-di-emmerico/
Sul sentiero di Emmerico
Ho iniziato a seguire le tracce del prozio Emmerico due o tre anni fa (ho scritto qualcosa in proposito **qui** e ne ho parlato al **Torino Poesia Festival** **2025** , si trova **qui**), ma dopo avere raccolto informazioni, documenti, vecchie fotografie, lettere dal passato, ho iniziato a sentire il bisogno di vedere personalmente i luoghi, di percorrerli fisicamente, di nutrire l’immaginazione del contatto con la realtà. _Il sentiero_ – come dice Machado – _si fa camminando_ e questo particolare cammino è cominciato l’anno scorso, a Castello Tesino, in Valsugana, dove ancora, dentro il bosco, vicino al torrente Grigno, si conserva il maso dei Boso di Pierotto. Seguire le tracce di Emmerico Boso vuol dire, oltre **Castello Tesino** , anche **Arbon** sul lago di Costanza in Svizzera, dove all’inizio del ‘900 tutta la famiglia si spostava per lavorare, probabilmente nelle fabbriche tessili; poi **Ginevra** ; **Pergine Valsugana** e l’ospedale psichiatrico, dove morì il padre Piero; la questura di **Trento** che teneva sotto controllo tutta la famiglia. Il cammino ci porta in Savoia, a **Thonon Le Bains** sul lago di Leman, dove Emmerico animò una “biblioteca popolare” e quindi a **Chambéry** per trovare lavoro; ad **Huesca** , in Spagna, per combattere i franchisti nelle fila della sezione italiana del battaglione _Ascasio_ , guidata da Berneri e Rosselli; poi nel ’37 a **Marsiglia** sulla via del ritorno dal fronte spagnolo; a **Torino** , in via Rosolino Pilo, dove veniva “nascosto” dalla sorella e di nuovo attraverso le montagne, al **Colle del Piccolo San Bernardo** , per scappare in Francia. A **Ventotene ,** dopo la cattura al confine e quindi nel campo prigionia di **Anghiari** dopo l’8 settembre 1943; a **Bolzano** ancora prigioniero, questa volta dei nazisti e infine a **Mathausen** con la matricola numero 110443. Quest’anno, approfittando di un giro in Valle d’Aosta abbiamo cercato le tracce del prozio sul colle del Piccolo San Bernardo, là dove, nel 1940, venne catturato al posto di frontiera italiano, probabilmente confuso dentro la fila di emigranti in marcia verso la Francia, con il passaporto scaduto, mentre cercava di scappare dalla polizia politica che gli stava addosso. Colle del Piccolo San Bernardo, la strada che sale da Bourg Saint Maurice; sabato 4 ottobre 2025 Quando siamo arrivati, la mattina, il colle era deserto, ventoso, freddo, coperto di nuvole. Interrotto il flusso di automobili da lavori cantonieri sul lato francese, segnalata come chiusa anche la strada dal lato italiano, abbiamo chiesto ad un pastore – un buon tratto oltre La Thuile – se si potesse salire fino al colle ed è stato fidandoci di lui che abbiamo raggiunto il passo. Chiuse o abbandonate le poche strutture presenti, il paesaggio brullo del pascolo alto, tinto dell’ocra e del marrone autunnali, le nuvole schiacciate sulle rocce, la stratificazione storica sullo spartiacque dell’Alpe Graia agiva sui nostri sensi come un moltiplicatore di sensazioni, sospinto dalle folate del vento freddo. Al Piccolo San Bernardo, sulla linea di confine, c’è un ellissi di pietre conficcate nel terreno, che ricorda luoghi di culto neolitici ma che potrebbe anche essere una realizzazione molto più recente, “erudita”, risalente alla fine del XVIII° secolo. Nel tempo il sito è stato molto modificato, diverse pietre sono state spostate, la strada di valico che è rimasta sul tracciato voluto da Giulio Cesare fino alla seconda metà del XIX secolo, nel tracciato _moderno_ disegnato dagli ingegneri positivisti andò a tagliare esattamente in due il “cromlech” alpino e rimase così per quasi un secolo e mezzo, fino agli scavi archeologici e ai lavori di sistemazione che nel 2010 portarono la _route nationale_ ad aggirare con un’ampia curva il cerchio litico. Altri interventi e spostamenti avvennero in occasione delle opere belliche realizzate dall’esercito italiano per il secondo conflitto mondiale. Oggi i resti militari in calcestruzzo e pietra che tagliano trasversalmente la linea stradale sono la testimonianza più inquietante lasciata dal tempo su questi pascoli. Ma, a parte l’enigma del _cromlech_ , le tracce sul terreno sono tante: innanzitutto le piste e i sentieri sui fianchi della montagna che portano ad alpeggi e rovine di fortificazioni; i resti di una _mansio_ , una stazione di posta d’epoca romana, testimoniano il traffico importante di quella che fu in età imperiale la Via Consolare delle Gallie. Immediatamente accanto al bordo della strada, lo sguardo del _caminante_ è attratto inevitabilmente da qualcosa che non si vede di frequente: una colonna di pietra verde alta circa cinque metri, chiamata localmente _colonne Joux_ , ovvero “colonna di Giove”, sormontata da una statua di san Bernardo. Foto: Colonne Joux, Colle Piccolo San Bernardo, 1901, Mario Gabinio La colonna è risalente alla stessa epoca della _mansio_ e potrebbe essere una rimanenza del complesso rituale di età imperiale dedicato a Giove. La sua presenza è attestata già in fonti erudite del tardo XVII° secolo. Una leggenda locale vuole che la colonna fosse sormontata da una grande pietra rossa, chiamata _Escarboucle_ , che era dedicata a Giove e ne rappresentava lo sguardo. L’ enorme, magico rubino, “l’occhio di Giove”, sarebbe stato poi rimosso dallo stesso San Bernardo (di Mentone) quando, nell’ XI secolo, fece costruire l’ospizio per rinnovare la millenaria tradizione di assistenza e accoglienza a viaggiatori e pellegrini. L’ospizio, oggi una costruzione austera dall’aspetto primo novecentesco, venne devastato durante la seconda guerra mondiale, rimase abbandonato e pericolante per oltre quarant’anni ed è scampato alla demolizione grazie alla costituzione di una società senza scopo di lucro che riunisce enti e comunità locali e ne ha consentito la ristrutturazione e la ripartenza nel 1995. La sua mole severa domina la parte francese del valico, quasi all’estremo limite settentrionale del pianoro. Noi l’abbiamo trovato chiuso, come tutto il resto: i vecchi posti dogana italiana e francese, i più recenti uffici del servizio di linea della corriera, il bar Lancebranlette, Altro elemento affascinante di questa terra alta è il _Giardin Chanusia_ , a metá strada fra l’Ospizio e la vecchia frontiera italiana: è un orto botanico d’alta quota e insieme un laboratorio di biodiversità alpina, voluto dal canonico, botanico e alpinista Jean Pierre Chanoux, rettore dell’ospizio dal 1859 al 1909, che fondò il giardino nel 1897 per proteggere e far rispettare la flora alpina. L’ Ospizio del Piccolo San Bernardo, sabato 4 ottobre 2025 Tutti insieme, i segni che solcano questo spartiacque producono una complessa dissonanza, hanno direzioni contrastanti, disegnano nello spazio e nel pensiero una forma di disordine che nasce dal sommarsi di spinte in direzioni diverse, come un invito a perdersi e insieme un richiamo all’ordine. Qualcosa che paralizza e al contempo carica di energia. Siamo passati davanti al vecchio posto di frontiera italiana, che da giugno 1940 al 1947 era spostato presso la vecchia dogana francese. In quel punto il colle è più stretto, la strada è obbligata, i fianchi del colle sono brulli e bassi, il doganiere li controlla con uno sguardo; non ci sono altri sentieri percorribili. Allora ho pensato Emmerico, che si avvicina al posto di guardia, nel freddo, sapendo di avere in tasca un passaporto scaduto, cercando di mescolarsi agli altri migranti di passaggio, sperando di trovare un varco. E si è spezzato il fiato. > > Ogni transito per queste montagne > è comunque il passo di un antenato > la sua scarpa sul posto di frontiera > l’infinita sua, invisibile, resa. **1** : Ospizio del Piccolo San Bernardo, 1901 **2** militari di frontiera **3** : Hotel Lancebranlette 4: La _Colonne Joux_ al Colle del Piccolo San Bernardo, Mario Gabinio, 1901 5: la strada dalla val d’Isére 6: l’Ospizio, 04/10/2025 7: il “cromlech” del Piccolo San Bernardo 8: la vecchia dogana francese 9: la vecchia dogana francese, lato 10: opere militari italiane 2° G.M. **11** 12 ******1** 3 **11** : soldati italiani al posto di frontiera del Piccolo San Bernardo, 25 aprile 1940 13: passaggio di migranti italiani al Colle del Piccolo San Bernardo. Fonte: http://www.ina.fr * * * ### Scopri di più da gianlucamantoani.blog Abbonati per ricevere gli ultimi articoli inviati alla tua e-mail. Digita la tua e-mail... 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Se c'è stato un giusto diritto di reagire agli attacchi di chi non intendeva riconoscere ad Israele il diritto di esistere, ora le cose sono diverse.
Il sionismo ufficiale è virato verso un progetto neonazista di sterminio di massa. Il progetto di soluzione finale è un pezzo di terreno […]
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Se c'è stato un tempo remoto in cui il sionismo è stata l'utopia liberatrice di un popolo perseguitato e disperso, se c'è stato, fra la fine dell'800 e la metà del '900, anche un sionismo socialista, egualitario, laico e internazionalista, quando è atterrato a spese dei terreni e delle case di […]
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Che dolore l'attacco alla sinagoga a Manchester.

L'antisemitismo è sempre merda di ratti nazifascisti, siamo ormai nella nuova età dell'oro dei ratti nazisfascisti.

Il fatto che alcuni di loro abbiano addirittura fatto carriera nelle istituzioni israeliane rende ancora più tragico il tempo […]
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Per onestà condivido anche questo post di Ahmed Fouad Alkhatib, un cittadino di Gaza e statunitense, pro-palestinese e anti-hamas.
Sulla Flotilla è molto critico: ".. it is a waste of time, effort, energy, space, and focus. Approaching Gaza with a predetermined outcome, in which you know the […]
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2) un'azione larga e molto partecipata si può alla fine forzare il blocco. Qualche nave è infatti arrivata davanti alla costa. Forse solo 1. Ma è arrivata.

In più hanno ottenuto un altro obbiettivo. Molta gente che non lo sapeva ora sa che il blocco navale di Israele è illegale. Giustificato […]
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L'azione della "Flotilla" cercava di portare un simbolico quantitativo di aiuti sulle coste di Gaza e soprattutto di mettere in chiaro due cose:
1) un attivismo "multicentrico" con protagonisti anche molto diversi e perfino inconciliabili fra loro (gli integralisti religiosi e gli artisti lgbtq […]
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Ospiti. Il passeggero.

Chi è il giovane uomo che attraversa il grande cortile, mi sbarra il passo, mi interrompe mentre sto parlando e mi deposita fra le mani una pesante coperta grigia e marrone, simile a quelle che si trovano sui treni ( per questo lo chiamerò: "il passeggero")? […]
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Divinazione

Poteva descriversi come uno spazio di penombra davanti al mio petto, uno spazio ridotto e circoscritto dal quale in ogni momento potevo far comparire delle sembianze..

http://gianlucamantoani.blog/2025/09/16/divinazione/
Divinazione
Senza sapere perché e in quale modo cominciasse, la situazione era quella di un lettore di invisibili, una specie di divinatore e quel lettore di carte ero proprio io, anche se a considerarle con attenzione non erano proprio carte quelle che mi sembrava di togliere dal mazzo e anche il mazzo, in effetti, non era tale. Poteva descriversi, piuttosto, come uno spazio di penombra davanti al mio petto, uno spazio ridotto e circoscritto dal quale in ogni momento potevo far comparire delle sembianze, come se le stessi estraendo da un’impercettibile contenitore e uscendo queste prendevano rapidamente forma di maschere, maschere voluminose e pesanti, che avevano la consistenza e la ruvidità della terracotta o del legno e ognuna era diversa dalle altre, ricoperte da colori sfumati, ondeggianti, mescolando le tonalità ora del marrone e del verde, ora del blu e del cremisi. Le maschere comparivano a tutta prima neutre, prive d’espressione per così dire, ma rapidamente si torcevano davanti a me in mimiche dubbiose, perplesse, a volte timorose, a volte sorprese o addirittura spaventate. E naturalmente c’erano dei postulanti, che venivano numerosi, uno per volta, in silenzio, perché estraessi per ognuno di loro, dal buio nebbioso davanti al mio petto, la giusta maschera. Io non li vedevo chiaramente, eppure la loro presenza, il loro avvicinarsi ed allontanarsi mi risultavano certi, indubitabili. Avuta che avevano la loro maschera, la guardavano qualche istante e poi, uno alla volta, la indossavano e quel punto io iniziavo al loro fianco un breve viaggio immaginale, attraverso stanze, sentieri, luoghi, passaggi più o meno larghi o angusti, fra muri o ponti e stipiti di porte. Finito il breve percorso, con cenno del capo salutavo il postulante ed estraevo dalla semioscurità un’altra maschera per quello successivo, mentre il precedente era già scomparso. Chiedendomi da dove provenissero costoro, ad un certo punto ho alzato lo sguardo, abbracciando un’area un poco più ampia davanti a me e in quella mi sono reso conto di trovarmi davanti all’ingresso di un piccolo cimitero, nella luce del primissimo mattino e sebbene non si vedesse alcuno entrare o uscire dal cancello aperto, solo la sagoma di una lepre, per un istante, allontanarsi nell’erba, era chiaro che i postulanti appartenevano a quel luogo mentre io ero fra loro come una specie di intruso ed ero lì, a malapena tollerato, unicamente per offrire quel mio inusuale servizio. Di questa certezza, non so dire perché, ho una provato una sorta di pudore e quasi di vergogna. * * * In foto: maschera rituale Vuvi, un gruppo che abita l’attuale Gabon centrale. Queste maschere fungono da agenti attraverso cui gli spiriti ancestrali riappaiono durante le cerimonie funebri e i solenni raduni della comunità * * * ### Scopri di più da gianlucamantoani.blog Abbonati per ricevere gli ultimi articoli inviati alla tua e-mail. Digita la tua e-mail... Iscriviti ### Condividi: * Fai clic per condividere su Facebook (Si apre in una nuova finestra) Facebook * Fai clic qui per stampare (Si apre in una nuova finestra) Stampa * Fai clic per inviare un link a un amico via e-mail (Si apre in una nuova finestra) E-mail * Fai clic qui per condividere su LinkedIn (Si apre in una nuova finestra) LinkedIn * Fai clic per condividere su Mastodon (Si apre in una nuova finestra) Mastodon * Fai clic per condividere su Bluesky (Si apre in una nuova finestra) Bluesky * Mi piace Caricamento...
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I semi delle cose… germogliano

Simon James Terzo mi offre l'occasione per anticipare, con molta emozione, che "I semi delle cose" è il testo iniziale della silloge che ho raccolto sotto il titolo: "Il punto in cui si perdono le voci" , che uscirà per le edizioni La vita felice in un momento […]
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Esiste una società civile israelo palestinese che possa liberarsi del fascismo ed estremismo sionista del governo israeliano assieme alla prigione del fondamentalismo islamico e dell'antisemitismo.

Esiste e ha strumenti di informazione

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+972 Magazine
Independent commentary and news from Israel & Palestine
www.972mag.com
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I datteri per Iftár

"Se ho scritto (anche io) era quel pensiero la pietà del buio, sulla via del ritorno..."

http://gianlucamantoani.blog/2025/08/25/i-datteri-per-iftar/
I datteri per Iftár
Se ho scritto (anche io) era quel pensiero la pietà del buio, sulla via del ritorno i tavoli e i datteri per Iftàr fra le macerie grigie di Rafah. In pensiero (anche io) per le pietre levigate e per quelle cadute, per la sete e il sangue ad ogni dio che promette terra chiede vittime, raduna offerte vuole soldi. Quel pensiero (anche mio) che nulla ancora, nulla è stato davvero difeso. (**Iftar** è il pasto che, durante il Ramadan, segna la **rottura del digiuno al tramonto**. È di solito un momento di gioia e condivisione, spesso celebrato in famiglia o con la comunità. Nella città di Rafah a marzo 2025, il primo Iftar è stato celebrato allestendo lunghe tavolate comunitarie fra le macerie delle case bombardate. Le immagini hanno fatto il giro del mondo. ) * * * Da qualche settimana “**Incroci** “, la rivista letteraria semestrale, fondata e diretta da **Lino Angiuli** ,e **Daniele Maria Pegorari** , raccoglie e pubblica sotto la rubrica: “ _**Per Gaza: parole come pietre**_ ” una serie di poesie, interventi, dialoghi, voci che si oppongono – per quanto possono – alla guerra e ai crimini contro l’umanità. Quelli in corso attualmente nella cosiddetta “Striscia di Gaza” e, per questo tramite, anche tutti gli altri. Perché (come è scritto nelle convenzioni che istituiscono i tribunali penali internazionali e che definiscono il genocidio nel contesto del diritto penale internazionale) ogni crimine contro l’Umanitá, ogni strage, ogni stupro di guerra, ogni pulizia etnica non è diversa dalle altre se non per le specifiche contingenze; ma come caso particolare le rappresenta e le richiama tutte. Nella decima “puntata” di queste _Parole/pietre_ viene ospitata anche la mia poesia che leggete al principio di questo post: “ _I datteri per Iftár_ ” . Sono molto grato a Lino Angiuli e alla rivista, per l’ospitalità e a **Diana Battaggia** per avermene fornito l’occasione. Il testo è strutturato come un esplicito omaggio/riferimento alla poesia: _**Se ho scritto è per pensiero**_ di **Antonella Anedda** , che apre la sezione “**In una stessa terra** ” della raccolta: **Notti di pace occidentale** , del 1999; una raccolta che si è per così dire “rappresa” nell’autrice, all’ombra dei disastri umanitari in ex Yugoslavia che hanno segnato gli anni ’90. Quel riferimento, insieme all’impressione suscitata in me dall’immagine diffusa il 1° marzo 2025 da France Presse, che ritrae una lunga tavola per il primo Iftar di Ramadan, allungata fra le macerie di una città ormai ridotta alle sue rovine, sono le due polarità fra le quali si è sviluppato il mio testo (l’immagine è quella in evidenza di questo post) Riporto qui di seguito il collegamento online alla rubrica su **Incroci** online: > Per Gaza: parole come pietre/10 * * * La lettura cumulativa degli interventi e la mia partecipazione anche ad alcuni eventi di “solidarietà a mezzo di poesia” durante questa estate, mi ha suscitato qualche pensiero sul senso complessivo di questi slanci di solidarietà ideale. L’evidenza della sproporzione fra vittime e carnefici rende attualmente facile e perfino un poco manicheo schierarsi risolutamente a sostegno delle vittime palestinesi, perfino da parte di spettatori in passato – a lungo – distratti. In presenza di un conflitto, tuttavia, anche parteggiando per la tutela del più debole, resta sempre necessario (addirittura doveroso, se non si appartiene ad una delle parti in causa) tentare una comprensione delle diverse ragioni e verità che animano le parti in causai.**Conoscere è sempre necessario, anche quando comprendere sembra impossibile** , come ci ha insegnato Primo Levi. E se si vuole, davvero, cercare di comprendere non ci si deve accontentare di una sola narrazione o del punto di vista di una sola parte, anche se si tratta del punto di vista della parte che abbiamo deciso di difendere. Forse, anzi, proprio per questo. Affermo questo nella piena convinzione che il governo di Israele stia attualmente perpetrando un genocidio e che questa sia l’escalation di una politica di pulizia etnica programmata da tempo. E sono persuaso che sostenere la resistenza palestinese, oggi, abbia lo stesso senso che ha avuto – in passato – solidarizzare con la causa anti apartheid in Sudafrica, oppure schierarsi contro le violenze e i massacri in Rwanda e in ex Yugoslavia o ancora condannare per sempre la Shoah e il genocidio degli Armeni, giusto per restare sui bersagli più grossi. Consiglio, a questo proposito – cioè per uscire da una prospettiva manichea – la lettura di Fuori tempo massimo. Un blog in ritardo di Pietro Vereni e delle spiegazioni che l’autore, antropologo sociale e docente dell’Universitá di Roma Tor Vergata (del quale da molti anni mi onoro di essere amico) – fornisce in merito a quel che egli stesso definisce il “ _suo_ ” sionismo. Ed è una specifica azzeccata perché non ne troverete facilmente in giro versioni simili (di sionismo, intendo). Condivido molto la sua argomentazione relativa alle responsabilità che competono al mondo arabo nella genesi storica del disastro attuale, anche il richiamo relativo all’esistenza di un antisemitismo, per così dire, _endogeno_ al mondo arabo-musulmano (incredibilmente gli europei non hanno un’esclusiva degli orrori) e condivido anche la sua opinione che la causa palestinese sia stata tradita e sacrificata in prima battuta proprio dalle potenze regionali arabe e da ultimo immolata sull’altare dell’integralismo islamico. Aggiungerei anche che serve con urgenza un’analisi approfondita del ruolo che l’estrema destra internazionale ha avuto, dal 1945 dopo la caduta del nazismo, nel finanziare e sostenere la causa palestinese in funzione anti-ebraica, analisi tanto più necessaria per il fatto che, curiosamente, oggi la leadership israeliana va a braccetto proprio con i leader dell’estrema destra neonazista internazionale. Personalmente non mi convince, del suo ragionamento (di Vereni), l’impressione di una sottovalutazione complessiva in merito al la sproporzione attuale dei mezzi e degli effetti distruttivi a danno della popolazione palestinese rispetto alle minacce concrete che lo stato di Israele fronteggia. Qualunque ne siano le cause più o meno remote, la sproporzione oggi è palese e la responsabilità del disastro umanitario attuale non pare ora molto allargabile o spacchettabile a ritroso. Tuttavia – al di là delle differenti valutazioni personali – trovo sempre preziosi i suoi interventi in merito alla questione israelo-palestinese, sia per l’onesta intellettuale che per il dettaglio e l’accuratezza dell’analisi e dei riferimenti. Sicuri (e poco diffusi) antidoti) a qualunque facile manicheismo. * * * ### Scopri di più da gianlucamantoani.blog Abbonati per ricevere gli ultimi articoli inviati alla tua e-mail. Digita la tua e-mail... 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Questa è la strada. Quella indicata da Giovanni Falcone contro la criminalitá organizzata: seguire i soldi e colpire i soldi. Se il fondo sovrano Norvegese (forse il fondo sovrano più ricco al mondo) rivede i suoi investimenti per non essere coinvolto nell'economia dell'occupazione illegale di […]
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A Gaza oltre gli abitanti affrontano il rischio di morire per fame cercando il cibo, anche i giornalisti delle agenzie internazionali

Il comportamento del governo e delle forze armate israeliane da tempo non ha nessun rapporto di causa-effetto o proporzionalità con quanto accaduto il 7 ottobre […]
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Ieri il Consiglio Comunale di Genova ha approvato la mozione 2025/38: “Riconoscimento dello Stato di Palestina come Stato Sovrano e indipendente, conformemente alle risoluzioni delle Nazioni Unite e al Diritto Internazionale” […]
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Bisogna guardarle queste immagini di gente affamata che pur di recuperare un po' di cibo avanza verso la linea dei camion da dove provengono i colpi di arma da fuoco.

Primo Levi diceva che c'è stato Auschwitz dunque dio non è possibile che esista. Lo stesso potrebbe dire per Gaza.

Forse […]
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## Epstein, la lista che non esiste e la crisi del trumpismo complottista Share 0 Bluesky 0 Share 0 Share ### Iscriviti alla nostra Newsletter 6 min lettura “Avevo qui con me una battuta su Epstein, ma penso sia scomparsa. Probabilmente ha fatto tutto da sola. A dir la verità, non è mai nemmeno esistita”. Shane Gillis, uno degli stand-up comedian più apprezzati dal movimento MAGA, ha fatto questa battuta durante una sua performance comica. Ma in realtà riflette un momento critico del mondo ultraconservatore americano: Donald Trump non starebbe, infatti, facendo tutto il possibile per rivelare la verità sulla vicenda di Jeffrey Epstein, il milionario morto suicida in carcere, dove era in attesa di una sentenza per l’accusa di traffico sessuale di minori, nel 2019. La cosiddetta “Epstein List”, che secondo i cospirazionisti presenterebbe i nomi di tutte le persone che si sono servite di Epstein per i loro abusi sessuali, e che nella loro idea comprenderebbe le più alte sfere delle elites democratiche, non verrà resa pubblica, in quanto non esiste. Da quando la segretaria alla Giustizia, Pam Bondi, lo ha affermato, i sostenitori del presidente sono entrati in lotta l’uno contro l’altro. Il caso Epstein è diventato uno dei più interessanti esempi di teoria del complotto negli Stati Uniti. Secondo molti esponenti del mondo MAGA, Epstein sarebbe infatti stato assassinato, inscenando un suicidio, per evitare che rivelasse segreti scioccanti su alti esponenti del mondo del Partito democratico, tra cui i coniugi Clinton. Questa teoria si innesta su una serie di leggende precedenti, tra cui quella del Pizzagate, esplosa durante le presidenziali del 2016: su alcuni siti internet vicini all’alt-right si scriveva che Hillary Clinton, candidata democratica contro Donald Trump, abusasse di minori nel seminterrato di una pizzeria di Washington. Questa teoria strampalata è stata una delle fondamenta del movimento QAnon, nato a partire dalle rivelazioni di un presunto funzionario governativo, che si firmava per l’appunto Q, e ripeteva che, durante il primo mandato, Trump stava combattendo contro una rete globale di pedofili che veniva protetta dal cosiddetto deep state statunitense, cioè poteri occulti inseriti all’interno dell’amministrazione pubblica. > QAnon, la nuova ‘religione’ complottista dell’era Trump nata sul web, entrata nella realtà ed esplosa con la pandemia Non è difficile comprendere come la notizia dell’arresto di Jeffrey Epstein, che conosceva figure pubbliche come la famiglia Clinton, il principe Andrea del Regno Unito o lo stesso Donald Trump, abbia dato nelle persone che già credevano in questo complotto globale di pedofili le risposte alle loro domande: sarebbe stato Epstein a procurare i minori per le persone coinvolte in questo enorme scandalo globale, una rete di traffico sessuale per potenti miliardari che governerebbero il mondo. Nonostante Trump fosse amico di Epstein, una modella lo avesse accusato di averla palpeggiata proprio di fronte a lui nel 1993, e come scoperto dal _Wall Street Journal_, in un album di auguri per il cinquantesimo compleanno di Epstein, Trump avesse disegnato una donna nuda e si fosse firmato (circostanza che Trump ha sempre negato), nel mondo MAGA l'attuale presidente degli Stati Uniti non è mai stato ritenuto uno dei potenziali clienti del criminale: era anzi l’eroe che avrebbe avuto bisogno di tutto il loro aiuto per sconfiggere i potenti malvagi. Trump non ha mai cercato di discostarsi apertamente dal mondo di QAnon, ben sapendo che lì si trovava un nucleo importante di suoi potenziali votanti: nel 2020 ha detto che “sono persone che amano gli Stati Uniti, contrarie alla pedofilia, proprio come me”. Il mito di Trump come eroe arrivato al potere contro tutto e tutti, e che negli anni ha dovuto combattere contro una macchina amministrativa che voleva fare in modo di non fargli scoprire i segreti più brutti annidati nella politica americana è una narrazione che negli anni è cresciuta esponenzialmente. Per questo, quando il presidente è tornato al potere, e ha posto a capo della FBI figure come Kash Patel e Dan Bongino, da sempre convinte dell’esistenza di una lista Epstein, i cittadini che credevano al complotto si aspettavano una totale trasparenza dell’amministrazione, e il rilascio al pubblico di tutti i documenti, che avrebbero una volta per tutte rivelato lo scandalo legato all’amministrazione democratica. Dopo solo un mese di governo, la neo-segretaria alla giustizia Pam Bondi ha convocato a Washington alcuni influencer vicini al mondo MAGA per consegnare loro alcuni documenti relativi al caso Epstein, promettendo che ne sarebbero arrivati altri in futuro. L’evento, in cui sono stati consegnati faldoni che recavano il sottotitolo “l’amministrazione più trasparente della storia”, si è rivelato un fiasco: gli stessi influencer che hanno ricevuto i documenti hanno subito affermato che erano poco interessanti, se non addirittura copie di materiale che già possedevano. Da quel momento, l’amministrazione ha taciuto fino a una settimana fa, quando Bondi ha reso pubblica una nota in cui si affermava che Epstein si era suicidato e che non c’erano altri documenti da rilasciare, confermando di fatto la non esistenza della lista. Oltre a questo, è stato reso pubblico un lungo video della notte in cui Epstein è morto, per provare il suicidio: al file, però, mancherebbero tre minuti, e questo ha alimentato ancora di più le teorie del complotto. La nota è stata una bomba nel mondo MAGA: la lista, infatti, avrebbe dovuto confermare le teorie dell’esistenza di una classe dominante corrotta. Nonostante Trump abbia scritto un lungo post su Truth, utilizzato per dettare la linea ai suoi sottoposti, in cui affermava che il caso Epstein fosse acqua passata e bisognava andare avanti, molti non hanno voluto cedere. Rinunciare a questa richiesta di verità vorrebbe dire, infatti, andare contro il pilastro fondante del movimento MAGA, che sarebbe nato proprio per distruggere le elites corrotte. Persone molto vicine a Trump, considerabili di sua stretta fiducia, come l’influencer alt-right Laura Loomer e la deputata Marjorie Taylor Greene hanno definito la posizione di Trump un’inversione che non verrà accettata dai cittadini. Il podcaster di simpatie trumpiane, Theo Von, ha ripetutamente incalzato il vicepresidente Vance affinché rendesse pubblici i dettagli del caso Epstein. Nel frattempo, al Dipartimento di Giustizia stava andando in scena una battaglia tra la segretaria alla Giustizia Pam Bondi e il vice-direttore dell’FBI Dan Bongino: quest’ultimo ha minacciato di dimettersi, in un braccio di ferro per cui sperava che Bondi venisse rimossa dall’incarico da Trump. Il presidente, però, si è schierato dalla parte della donna, portandola con lui in tribuna durante la finale del Mondiale di calcio per Club svoltasi a New York, a rimarcare la loro vicinanza, e a oggi Bongino non ha ancora dato le dimissioni. La sua posizione è diversa da quella del suo superiore, il direttore dell’FBI Kash Patel, che, nonostante sia stato uno dei teorici dell’esistenza della lista, ha negato di volersi dimettere dall’incarico, affermando che “le teorie del complotto, semplicemente, non sono mai vere”. A modificare la posizione su Epstein, comprendendo il cambiamento di vento a livello politico, sono stati invece i democratici, che ora chiedono apertamente che tutti i documenti riguardanti il caso vengano desecretati dall’amministrazione. Il deputato californiano Ro Khanna ha preso a piene mani dalla retorica del mondo MAGA e ha accusato i repubblicani di “stare dalla parte dei ricchi e dei potenti, contro il popolo americano”. Ha poi firmato un progetto di legge insieme al repubblicano Thomas Massie, che probabilmente sarà sottoposto al voto della Camera prima della pausa dei lavori estiva, per imporre alla Casa Bianca di rilasciare tutti i file che possiede. Il dubbio che inizia a sorgere tra chi è convinto dell’esistenza di una lista, data la vicinanza per anni di Trump a Epstein, è che in realtà l’amministrazione stia cercando di coprire il presidente stesso, evitando il rilascio di materiale compromettente: una teoria corroborata da un tweet notturno di Elon Musk, poi cancellato, durante il litigio furioso con Trump: Musk aveva affermato che file riguardanti Jeffrey Epstein non venivano resi pubblici per la presenza nella lista dello stesso Trump. Va comunque tenuto presente che il movimento MAGA, a oggi, non incolpa direttamente il presidente del mancato rilascio dei file, ma Pam Bondi, che vorrebbero vedere rimossa dal suo incarico come segretaria alla Giustizia. In alternativa, Laura Loomer e la deputata Lauren Boebert hanno richiesto che Trump nomini un procuratore speciale per indagare sul caso: una proposta difficilmente ricevibile, dato il disprezzo del presidente per queste figure, dopo essere stato lungamente indagato da Robert Mueller per lo scandalo del RussiaGate. ### Iscriviti alla nostra Newsletter Consenso all’invio della newsletter: Dai il tuo consenso affinché Valigia Blu possa usare le informazioni che fornisci allo scopo di inviarti la newsletter settimanale e una comunicazione annuale relativa al nostro crowdfunding. HP **Come revocare il consenso** : Puoi revocare il consenso all’invio della newsletter in ogni momento, utilizzando l’apposito link di cancellazione nella email o scrivendo a [email protected]. Per maggiori informazioni leggi l’informativa privacy su www.valigiablu.it. Trump continua a prendere tempo nel tentativo di spostare il discorso pubblico su temi a lui più favorevoli: negli ultimi giorni ha attaccato il governatore della California Gavin Newsom, il direttore della Fed Jerome Powell e ha persino annunciato che Coca-Cola cambierà la sua ricetta a partire da un suo suggerimento. Nulla di tutto questo ha messo a tacere un mondo conservatore sempre più determinato a ottenere la pubblicazione della lista, la cui esistenza è tutt’altro che certa. Proprio per questo, Trump ha alla fine acconsentito a rendere pubblici alcuni nuovi materiali per tentare di porre un freno alle voci. Il presidente continua a ribadire che le persone devono credergli, in un approccio acritico e fideistico: ma mentre figure preminenti del movimento che gli ha garantito un secondo mandato alla Casa Bianca continuano a battere sul tema, questo approccio sembra aver smesso di funzionare. Come ha scritto Charlie Warzel su _The Atlantic_ , “Trump ha aiutato a creare un mostro, e ora vorrebbe che le persone lo ignorino”. _Immagine in anteprima:frame video YouTube_ Scrivi un commento ### Annulla risposta Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati * Salva il mio nome, email e sito web in questo browser per la prossima volta che commento. Enter code * Δ Segnala un errore epsteinStati unititeoria del complottoTrump ### Suicidi in carcere e sovraffollamento: una vergogna tutta italiana __ __
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