con cui condividerò l’avventura dei prossimi due giorni. Mi unisco alla comitiva. Černobyl’, non ti temo.» - [Dal mio libro «Gli imperi non vogliono morire»]
* Grazie a tutti coloro che acquistano e recensiscono il libro. Si trova sul mio sito (link qui in profilo) o direttamente su Amazon.

della stazione: a quell’ora, in quei luoghi, compare l’umanità meno fortunata, accampata sui marciapiedi e sotto le pensiline, bottiglie di birra in forma umana mezze bevute, traballanti e senza un dove. Trovo il luogo della partenza. Intorno a un piccolo autobus comincia a formarsi il gruppetto

andarci per respirarla, questa storia. Se la visita è fatta con le dovute cautele non è pericoloso.
L’appuntamento è la mattina alle otto, alla stazione centrale di Kyjiv. Esco dall’hotel con largo anticipo. È l’alba. Per cercare un bancomat che funzioni percorro in lungo e in largo i corridoi

fra loro i limiti della sovranità del terzo incomodo, l’Europa, non della sola Ucraina.» – Dalla mia analisi in uscita domani nella sezione gratuita di ‘Caminantes,’ il mio nuovo spazio su Substack.

di essere asserita da qualcun altro, non si vede perché e con quali poteri. Anche provando a superare questo impedimento logico, la già inutile conferma della sovranità ucraina è contraddetta da tutto il resto del documento. Nei toni, tutto il piano è espressione di due superpotenze che decidono

e dicembre 2013, sull’enorme Majdan Nezaležnosti cominciano a formarsi presidi...» - [Dal mio libro «Gli imperi non vogliono morire»]

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sembra spezzarsi, quando il presidente Janukovyč rifiuta di firmare l’associazione con l’Unione europea e tenta di riallacciare l’Ucraina alla Russia. Tra fine novembre

nel quale si ottenga ciò che è dovuto senza far passare mazzette sotto i tavoli; nel quale le elezioni non siano truccate per far salire al potere ogni volta la solita cricca di gerarchi filorussi e funzionari corrotti; avere tribunali indipendenti che applichino leggi eque.
Questo è il sogno che

tante ucraine, romene, russe, moldave, polacche, dai primi anni Novanta in poi, fuggono in Occidente in cerca di lavoro.
L’espressione ‘rivoluzione della dignità’ significa, per gli ucraini del Majdan – e per gli altri cittadini dell’Est Europa accomunati dallo stesso passato – vivere in un Paese

quella del Majdan, bisogna conoscere le condizioni di vita in quegli anni nei Paesi dell’Europa orientale. Corruzione e criminalità dominano ogni aspetto della vita quotidiana. Il diritto di famiglia lascia i figli a mogli abbandonate senza garanzie. È il mondo dal quale tanti, ma soprattutto

Paesi dell'Est sulla lotta al malaffare: oggi i ministri corrotti vengono arrestati e processati, non molti anni fa erano parte del sistema. – «Per capire perché gli ucraini scendono due volte in piazza a distanza di dieci anni, prima nel 2004 con la ‘Rivoluzione arancione’ e poi nel 2013/14 con

È così, ne parlo sia nel libro sull'Ucraina sia in quello sulla Russia. Cinque anni fa, invitato a riferire alla Commissione esteri della Camera dei deputati, ribadii che il tema centrale era l'incomprensione verso le basi ideologiche del regime russo. Mi pare di capire che non fui molto ascoltato.

Crimea, penisola che oggi la Russia pretende come territorio proprio. Un precedente istruttivo di cui tenere conto per collocare i fatti di oggi.

gli abitanti nativi dai territori occupati, ripopolarli con cittadini russi per poi definirli «territori storicamente ed etnicamente russi.» Ripropongo questi due minuti di video spiego come andò in

dirigenti delle forze occupanti in Ucraina sarebbero già giunte istruzioni per procedere verso la selezione dei deportandi. L’intento è allontanare gli ucraini dalle regioni occupate per sostituirli con coloni russi fedeli al Cremlino. Così facendo, Putin ripercorre i passi di Stalin: rimuovere