A cheerful girl smiling in a bustling market setting, showcasing the vibrant spirit of everyday life. Oh, l'Umm Ali! Non un semplice dolce, ma una vera e propria epopea di pasta, latte e frutta secca, con un nome che, beh, significa "la mamma di Alì"… già questo dovrebbe far capire l'importanza! La nostra storia inizia in un Egitto fumante e chiassoso, non quello delle Piramidi silenziose e imponenti (anche se pure quelle erano lì, ovviamente, con qualche cammello che brontolava in primo piano), ma quello del XIII secolo, sotto i Mamelucchi, quando la vita era un dramma shakespeariano tra sultani e complotti, e il cibo era una cosa seria.

Quanti ricordi in quelle parole, in quel soffio di vento che oggi come ieri mi sfiora i capelli... Questa volta però non ci saranno le tue parole, ad arricchire quel delicato alito di natura. Il mio cuore cerca un segno, nelle tante vite che recitano su quel palcoscenico, dove ogni giorno uomini e donne si incontrano e si prendono per mano e camminano lungo il sentiero della vita; altri, invece, si perdono, non si trovano più scomparendo dietro le quinte; riflettori si spengono ed il buio inghiottisce loro.

❄️ Il vento gelido dell'inverno soffiava impetuoso sui tetti barocchi di Vienna, e nel cuore pulsante dell'Hofburg, il cuoco di corte, l'austero Maestro Anton, agitava frustrato le mani. Erano giorni di fermento per la corte asburgica; il Feldmaresciallo Radetzky era tornato dai territori italiani, portando con sé non solo racconti di campagne e battaglie, ma anche la nostalgia culinaria per un piatto lombardo che aveva rapito il suo palato, la Cotoletta.

È vero, non accetto me stessa, perché dovrei farlo. Allo specchio solo un riflesso porta vita, la mia immagine invece...persa nella morte di una vita finita, di un Amore bruciato... e la sua cenere si posa sulla mia pelle, e là, su quel petalo illuminato dalla luna, ed una lacrima lo inumidisce, quasi un tocco di rugiada notturna sul terreno troppo inaridito dal sole.

Nel cuore pulsante del Maghreb, sotto un sole che dipingeva d’oro le dune e le mura bianche delle medine, si racconta la storia del couscous, un piatto che non è solo cibo, ma un legame profondo con la terra e la comunità. Le sue origini affondano in tempi remoti, quando le genti berbere del Nord Africa scoprirono il segreto di trasformare la semplice semola di grano duro in minuscoli, perfetti granelli.

Io e te, così senza significato, eppure il dolore io lo sento sulla mia pelle, e lo vedo negli occhi, ormai stanchi di guardare alla fine di quella strada senza uscita. Brancolando nel buio, a tastoni tocco corpi senza volti, che avvinghiano le loro mani su me; che incubo! Eppure quella strada è davanti a me, e tu non ci sei a difendermi adesso e forse mai più.

Ah, la Turchia, terra di spezie vibranti, bazar brulicanti e storie che sanno di kebap! Dimenticate per un istante i generali e gli imperi: la nostra storia si svolge a Bursa, ai piedi del maestoso Monte Uludağ, in una Turchia Ottomana di metà Ottocento, dove il profumo di agnello arrostito si mescolava all'aria frizzante. Il protagonista? Un giovane con un intuito culinario che avrebbe cambiato il mondo: İskender Efendi, il figlio di Mehmet.

Un telefono che non squilla mai, una porta chiusa troppe volte, un tempo assassino della felicità, una noia violenta non mostra le sue carte e fa il suo gioco crudele con... Il mio cuore vicino alla luna, chiede pace, almeno un chicco per ogni lacrima che ha spento l'immenso fuoco del dolore d'Amore.

L'aria del Pireo, in una bollente giornata dell'XI secolo – un'epoca in cui Bisanzio regnava e l'influenza araba portava in Grecia spezie esotiche e l'adorata melanzana – era densa del profumo salmastro del mare e del chiasso del porto. Ad Atene, non ancora la capitale splendente di oggi, ma un vivace crocevia di mercanti, filosofi strampalati e marinai barbuti, la taverna di Demetrio "Il Magnifico" era il cuore pulsante del quartiere.

Giovane fantasma nella mia memoria, la sera ti avvicini al mio letto piano piano, io sono confusa, mi concedo al desiderio che mi sfiora con il tuo respiro caldo; sento solo le tue mani prendere forma su di me, e la mia disperata voglia di gridarti il mio Amore, soffocata in bocca e ... ad un tratto svanisci nel buio.

🌟 La Ballata della Barbabietola: Nascita e Rinascita del BorschL'aria pungente dell'inverno Ucraino sferzava il piccolo villaggio dove viveva Olesya, una donna con le mani nodose come le radici della terra che coltivava e un cuore caldo come il focolare di casa. Era un'epoca, quella a cavallo tra il XVII e il XVIII secolo, in cui la vita era scandita dal ritmo delle stagioni e la sopravvivenza dipendeva dalla generosità della terra e dall'ingegno.

Nella sera, disperati di malinconia, sbadigli annoiati ci portano via, e con noi il nostro tempo e la vita. Fammi vivere, in un'isola tranquilla e da lì guarderemo il mondo rumoroso, mentre le stelle guarderanno l'Amore consumarsi fra noi, persi nell'anima, cercando di non annegare nei sogni salvati da un Amore un po' eroe e ... un po' marinaio.

C'era una volta, nel cuore pulsante e sgargiante del Rio Grande do Sul, un posto talmente verde e vasto che l'orizzonte sembrava una linea tracciata col pennarello da un bambino allegro, abitato dai mitici Gauchos, i cowboy con l'anima a festa. Ma non i cowboy polverosi e taciturni, no! Questi erano i Gauchos brasiliani: un uragano di allegria, baffi arricciati, bombachas svolazzanti e voglia di far baldoria.

Sarò io a liberarti di me, forse tu non lo sai, ma sei il mio più importante gioiello, che splende solitario nel palpitante scrigno qui, nel mio petto. Non ti rovinerò la vita, con i miei perché, con le mie parole, con le mie scuse: sarà bello navigare senza te, nell'immenso nel niente e cercare... qualcosa. Già, forse ti innamorerai ancora, ma le tue lacrime pioveranno sui nostri ricordi e sarà troppo tardi, tardi per non soffrire più.

🎎 La vera genesi del sublime sushi, un'arte culinaria che oggi incanta il mondo, affonda le sue radici non nel fasto delle corti di Edo, ma nell'ingegno per la conservazione dei doni del mare, in un tempo in cui il Giappone era ancora intriso di influenze continentali, siamo infatti a ridosso del VII secolo, quando dall'Asia sud-orientale, attraverso la Cina, giunse la tecnica di avvolgere il pesce in riso cotto per innescare una fermentazione che, grazie all'acido lattico prodotto, lo preservasse per mesi: nasceva così il Narezushi, un'usanza che prosperò soprattutto nelle regioni lacustri, dove il pesce come il carpa d'acqua dolce era abbondante, sebbene in questa antichissima forma, il riso venisse scartato e solo la polpa di pesce, ormai acidula e tenace, fosse consumata, un prelibato e costoso alimento riservato alle classi abbienti.

Resta qui ancora vicino a me, come una febbre il tuo respiro, il corpo è pesante e debole. Chiudi gli occhi e non pensare più, c'è tutto dentro noi, abbiamo da vivere gli ultimi momenti quelli che il vento della vita porta via. Perché il mondo non ci lascia in pace, cosa vuole l'Amore che ci scrolla l'anima di dosso;

Era il Québec degli anni '50, un angolo di Canada dove l'aria frizzante profumava di foreste e i cieli vasti abbracciavano piccole, laboriose comunità, un'atmosfera così genuina e rustica, perfetta per i sapori forti. A Drummondville, in un ristorantino noto come Le Lutin qui rit (anche se le storie sono un po' pasticciate, come il piatto!), lavorava un tipo burbero ma con un cuore d'oro, il proprietario: Fernand Lachance.