Dario D'Angelo
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🚨🚨🚨🪖🇮🇱🇺🇸 Buongiorno o buonanotte a tutti, a seconda di quando leggerete questo punto nave. È una notte senza sonno quella che sta Israele sta tentando di lasciarsi faticosamente alle spalle, incapace di gestire l’ansia di una trattativa estenuante e dai mille colpi di scena. 

Dove
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"l'operazione più difficile" a poche ore dalla tregua.
- L'accoglienza per gli ostaggi e i sussidi a vita garantiti dal governo israeliano.

Tanti aggiornamenti.
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E allora:

- Il "caso" Barghouti e la "grana" Sinwar.
- L'attesa per il voto del governo israeliano e i possibili scenari per Bibi Netanyahu.
- Le mosse dei ministri Smotrich e Ben-Gvir.
- La "linea rossa" israeliana nello scambio tra ostaggi e prigionieri.
- I preparativi per
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🚨🚨🚨🪖🇮🇱 Il Blog apre la sua Briefing Room. Arrivano retroscena importanti, dettagli decisivi: sul patto di cessate il fuoco, sui preparativi in corso in Israele, sugli equilibri politici a Tel Aviv, su ciò che accadrà nei prossimi giorni, sui vincitori e sui vinti dell'accordo.
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parte del governo israeliano, prevista per questa sera con apposita votazione.
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🚨🪖🇮🇱 L'Ufficio del Primo Ministro israeliano, in risposta ai reports che annunciavano l'entrata in vigore del cessate il fuoco alle 12:00 ora di Tel Aviv (le 11:00 in Italia), chiarisce che la sospensione dei combattimenti sarà effettiva soltanto dopo l'approvazione dell'accordo da
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Grazie davvero ❤️
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Qui, per chi è già a bordo, si può effettuare una donazione (anche piccola): https://paypal.com/donate/?hosted_button_id=U5M5CDGSQCBVC…

Vi ringrazio, davvero, per l’attenzione. Ci ritroviamo più tardi.
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la pace? E la pace è probabilmente un’altra cosa. 

Lo scopriremo - forse - nei prossimi giorni e nelle prossime settimane.

Per chi ha apprezzato questo punto nave, per chi ha piacere di sostenere questo spazio indipendente:

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Oriente resta il Medio Oriente (a proposito: ora gli Houthi sospenderanno gli attacchi contro Israele?).

Cos’abbiamo allora qui? Un cessate il fuoco, un po’ di sollievo in arrivo per la popolazione civile, il ritorno a casa degli ostaggi israeliani dopo due anni trascorsi all’Inferno.

E
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futuro governo della Striscia non trapelano dettagli. Non è un buon segno: quasi sicuramente significa che su questi temi non c’è intesa. O quanto meno non completamente. 

Motivi in più per predicare calma, per commentare con prudenza. 

Per ricordare che - Trump o non Trump - il Medio
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La cartina di tornasole per misurare il successo diplomatico di Hamas sarà in particolare il rilascio di Marwan Barghouti, capo carismatico, personalità capace di rappresentare nei prossimi anni una spina nel fianco per Israele. 

Su altre questioni come il disarmo e il ruolo di Hamas nel
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terroristi che abbiano preso parte agli attacchi del 7 ottobre. 

Ciò significa che è lecito attendersi qualche concessione sulle personalità che verranno rilasciate nei prossimi giorni.
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dovrebbe procedere al rilascio di 250 ergastolani palestinesi con le mani sporche di sangue israeliano e di 1700 prigionieri arrestati dopo il 7 ottobre. 

Da quanto trapelato fino a questo momento, i rappresentanti del governo Netanyahu avrebbero tenuto il punto sul “no” al rilascio di
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momento l’accordo prevede che Israele si ritiri gradualmente dalla Striscia, rimanendo nel 53% del territorio (pare che Hamas abbia ottenuto circa 600 metri di terra in più rispetto alla mappa originale del Piano Trump) fino alla liberazione dell’ultimo ostaggio. 

Soltanto allora Israele
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Di più: secondo l’intelligence israeliana è altamente probabile che non sia in grado di restituirli. Questo è uno dei motivi che, smaltito l’entusiasmo delle firme, potrebbe complicare l’implementazione della prima fase, ponendo seri ostacoli all’adempimento degli step successivi. 

Per il
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La stima del presidente Trump è che questi possano fare ritorno in Israele lunedì. Altra “partita” sarà quella dedicata ai corpi degli ostaggi morti: in questo caso Hamas potrebbe avere bisogno di più tempo per recuperarli tutti.
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Cosa dobbiamo aspettarci?

Nelle prossime ore il governo israeliano si riunirà per approvare l’intesa e accordare il cessate il fuoco. Entro 72 ore dalla formalizzazione dell’accordo, Hamas dovrà riconsegnare tutti gli ostaggi vivi.
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Chi afferma il contrario racconta favolette buone per animare le fiaccolate, le sfilate e le flottiglie. Tutte cose con impatto zero su chi è impegnato in una guerra contro un’organizzazione terroristica. 

Detto questo, andiamo a noi.
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Per queste azioni ha pagato un prezzo altissimo la popolazione civile? Sì. Queste politiche hanno accresciuto l’isolamento diplomatico israeliano? Sì. Ma i fatti sono fatti: senza pressione militare Hamas non avrebbe mai ceduto.
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Yahya Sinwar sarebbe ancora vivo se Israele non avesse sfidato la comunità internazionale entrando a Rafah. E oggi non avremmo quanto meno la speranza di dichiarare concluso questo capitolo se il primo ministro non avesse deciso di portare il suo attacco contro Gaza City.
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Ecco allora in arrivo un’altra verità difficile: Hezbollah e Hassan Nasrallah sarebbero ancora al loro posto se Bibi Netanyahu non avesse deciso di attaccare il Libano; Bashar al-Assad sarebbe ancora a Damasco se l’Asse del Male iraniano non fosse stato duramente colpito;
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Non senza la pressione militare dell’esercito israeliano. Non senza aver messo Hamas in ginocchio. Non senza che l’organizzazione terroristica fosse messa dinanzi alla prospettiva intollerabile di perdere la sua ultima e indispensabile roccaforte: Gaza City.
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Ne riparleremo. 

Prima di entrare nel dettaglio dell’accordo, però, lasciatemi dire un’altra verità che non credo leggerete in giro: Donald Trump è IL “peacemaker”, ma questo accordo non sarebbe stato possibile due anni fa, un anno fa o qualche mese prima.
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Voglio comunque rassicurare questi opinionisti: per i criteri storicamente impiegati dal panel di Oslo sarebbe una grande sorpresa se Trump ottenesse lo stesso riconoscimento assegnato - tra le polemiche - a Barack Obama nel 2009.