Giuseppe Tubi
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Illinois Nazi's are back ☠️
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Spudorata (pi-ppò)
Banco del Mutuo Soccorso 1994
❤️
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Passi pure per i Carabinieri (si fa per dire) ma Blair è davvero troppo.
Uno che ha mandato le truppe britanniche in Iraq sulla base di false prove costruite ad arte, e ha contribuito a uccidere decine di migliaia di persone.
Una garanzia 😬☠️
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Laa trascrizione dell'articolo di oggi di Francesca Mannocchi
sulla Stampa È un po' lungo
ma vale la pena leggerlo (saluti al p@yw@ll. Certi reportage devono essere di dominio pubblico)
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“Io, palestinese torturato in carcere”

Nella prigione di Ofer c’è un’ala chiamata sezione 23, la sezione per i prigionieri di Gaza. Ammar Jawabra era nella sezione accanto, la 24. Di notte Ammar poteva sentire le urla dei detenuti;
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Sono piccole soddisfazioni in questi tempi reazionari.
Vederli così indignati e rosicanti ti strappa un sorriso per 5 secondi.
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(Francesca Mannocchi
La Stampa, 8 ottobre 2025)
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governi alleati di Israele, le organizzazioni come l’Onu, le agenzie che difendono i diritti dei bambini, i diritti umani, che sostengono il diritto internazionale, come è possibile che società che si definiscono democratiche abbiamo permesso questi abusi sui palestinesi per decenni?».
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concesso a La Stampa, nella stanza dove tiene i libri a lui più cari, davanti al figlio più piccolo di appena dieci anni. Che ha ascoltato il racconto del padre, i dettagli sugli abusi e anche le sue parole finali: «Come è possibile che i
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Ammar Jawabra è stato convocato dall’intelligence israeliana. Gli hanno consigliato di non parlare troppo degli ultimi due anni e mezzo. E invece Ammar parla, perché dice che «se vuoi giudicare le democrazie devi vedere come appare una loro prigione». Così ha parlato nel lungo incontro
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degli ultimi 30 mesi. Non quelli legati a lui, quelli legati all’impotenza di non poter aiutare qualcuno che sta soffrendo. «Ero sconvolto, non sapevo cosa fare, sentivo mio nipote gridare mentre gli rompevano le ossa e non potevo fare niente». Appena è tornato a casa, la settimana scorsa,
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popolazione totale, siano stati imprigionati almeno una volta, intere generazioni sono cresciute conoscendo la prigione come un’esperienza collettiva, un simbolo di oppressione permanente. Nella prigione di Ramon, con Ammar c’era suo nipote di vent’anni. È il ricordo peggiore che ha
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processati davanti a tribunali militari. Ammar dice che non c'è una famiglia in Palestina che non abbia esperienza della prigione. E a guardare i numeri si capisce perché: le organizzazioni umanitarie stimano che dal 1967 oltre un milione di palestinesi, circa un quinto della popolazione totale,
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detenzione amministrativa, ossia imprigionati senza accusa né processo, sulla base di prove segrete che né i detenuti né i loro avvocati possono visionare. Tra loro 400 sono minorenni arrestati in operazioni di massa nei territori occupati, bambini che vengono sistematicamente
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ma un’estensione logica del sistema di dominio sui palestinesi: arresti arbitrari, condizioni disumane e punizioni collettive che servono a mantenere un intero popolo in uno stato di sottomissione e paura. A oggi nelle carceri israeliane ci sono 10 mila detenuti palestinesi, quasi 4 mila in
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l’organizzazione, è l’atteggiamento della Corte Suprema israeliana, che avrebbe scelto di «non vedere», permettendo che le prigioni si trasformassero in zone d’ombra, zone senza legge. Per B’Tselem, non un effetto collaterale della guerra,
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Secondo le organizzazioni in difesa dei diritti umani lo Stato israeliano viola apertamente il diritto internazionale, in particolare la Convenzione Onu contro la tortura e la Quarta Convenzione di Ginevra, che impongono la protezione dei civili sotto occupazione. Ancora più grave, secondo
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riduzione delle razioni di cibo da luidecisa fosse una «misura deterrente»; lo stesso che ha suggerito di dare ai prigionieri palestinesi «una pallottola in testa» invece del cibo: «Dovremmo ucciderli con una pallottola in testa e condannare a morte i terroristi».
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sostenuta dall’attuale ministro della Sicurezza nazionale Itamar Ben Gvir - lo stesso che ha detto «Penso che i partecicipanti alla Flotilla debbano essere tenuti per alcuni mesi in una prigione israeliana, in modo che si abituino all’odore dell’ala terroristica»; lo stesso che ha detto che la
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5.000 a quasi 10.000. Le strutture penitenziarie, già note per le condizioni dure, si sono trasformate in luoghi di sopruso sistematico, dove la violenza fisica e psicologica è diventata routine quotidiana. Non eccessi individuali di violenza, non episodi da condannare, ma una politica consapevole
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dopo il 7 ottobre 2023, le prigioni israeliane si sono riempite fino all’orlo. Migliaia di palestinesi - dalla Cisgiordania, da Gaza e da Gerusalemme Est - sono stati arrestati, spesso senza accuse formali né processo, il numero dei detenuti palestinesi è quasi raddoppiato, passando da poco più di
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una guardia carcerariauna guardia carceraria ha accolto Fouad Hassan, un detenuto palestinese di 45 anni nel carcere di Megiddo. La storia che apre la lunga analisi di Btselem.Il rapporto traccia il ritratto di un sistema carcerario trasformato in un meccanismo di tortura diffusa. Secondo B’Tselem,
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«Puoi anche morire, fai come ti pare». Ad agosto del 2024, meno di un anno dopo il 7 ottobre, B’Tselem, l’organizzazione israeliana per i diritti umani che da decenni documenta la realtà dell’occupazione, ha pubblicato un rapporto dal titolo «Welcome to Hell», Benvenuto all'inferno,la frase con cui