El Estado israelí publicó una imagen del encuentro entre el director general de su Ministerio de Relaciones Exteriores y el presidente Rodrigo Paz

IL PROGETTO DELLA “GRANDE ISRAELE” Abbiamo visto nelle puntate scorse come gli Accordi di Abramo siano propedeutici all’avvio del della “Via del Cotone”, il progetto anglosassone alternativo alla “Via della Seta” cinese. La "Via del Cotone" (nome ufficiale India-Middle East-Europe Economic Corridor o IMEC) è un progetto di corridoio commerciale promosso dagli Stati Uniti e dall'Europa per collegare India, Medio Oriente e Europa attraverso una rete integrata di porti, ferrovie e cavi sottomarini. Scrive Daniele Perra sul suo account Facebook: ”Israele, nonostante le dimostrazioni di forza, rimane una potenza estremamente fragile, totalmente dipendente dal sostegno ‘occidentale’ e priva di reale profondità strategica. Cosa alla quale sta cercando di porre rimedio con la costruzione di una regione autonoma drusa nel sud della Siria sotto sia diretta influenza e sostenendo il progetto infrastrutturale della ‘via del cotone’, utile anche a contenere il potenziale interconnettivo della ‘via della seta’ cinese ed a sganciare i porti del Mediterraneo orientale (da Atene ad Haifa, dove gruppi indiani e nordamericani stanno cercando di soppiantare il ruolo cinese) dalla stessa. In questo senso, una Gaza sotto diretto controllo nordamericano sarebbe fondamentale per il contrasto della proiezione di influenza geoeconomica cinese sia verso l'Europa, sia verso la Penisola Arabica (prossimità al fondamentale snodo di Suez ed alla megalopoli saudita Neom, la cui inaugurazione, nel nord-ovest del Regno, è prevista a breve)”. Il progetto della “Grande Israele” si sta quindi concretizzando procedendo su due binari paralleli: quello politico-economico, trainato dagli Accordi di Abramo/Via del Cotone e quello bellico, attraverso le campagne militari a Gaza, nel sud del Libano e in Siria (le questioni Iraq e Iran sono anch’esse sul tavolo). Il primo binario fornirà a Israele la necessaria profondità strategica, il secondo, lo “spazio vitale”. Sul tavolo c’è il riassetto del Medio Oriente e il controllo dei flussi energetici e commerciali tra Oriente e Occidente. Scrive Pierluigi Fagan:” per gli arabi il discorso è noto, tutti allineati alla nuova Via del Cotone/Accordi di Abramo che sfocerà sulle coste mediterranee israeliane, con Gaza trasformata in paradiso fiscale anarco-capitalista, utile non solo per tutte le imprese e investitori coinvolti nella realizzazione decennale del piano, utile anche a sabotare le ultime velleità fiscali degli stati europei ora alle prese con la diaspora fiscale di imprese e contribuenti facoltosi. Meno tasse, meno welfare, più privatizzazioni, più libero pascolo per il capitale”. Da questo si capisce che il destino dei palestinesi, così come il nostro, è segnato, ci sono in ballo interessi colossali. Noi al massimo possiamo sperare di raggranellare qualche briciola sotto il tavolo se accettiamo di distogliere lo sguardo mentre Netanyahu “fa il lavoro sporco per conto nostro” (Cit. Cancelliere Merz). I palestinesi invece, verranno schiacciati come scarafaggi. Il fatto che il 7 ottobre sia stato solo un pretesto per dare il via alla campagna di definitiva annessione della Palestina, è testimoniato dal comportamento di Israele in Cisgiordania. Una produzione Byoblu 🔴 Per ricevere tutti gli aggiornamenti segui Giorgio Bianchi Photojournalist

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