Lev Nikolaevič Myškin
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Ho ottenuto il permesso di dire la verità, poiché è a tutti noto che la verità la dicono solo quelli che non hanno spirito. Inoltre io sono un uomo molto vendicativo, sempre perché non ho spirito.
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Churchill e la democrazia

Dopo avere analizzato le figure che legarono indissolubilmente il loro nomi a regimi totalitari, voglio esaminare colui il quale, viceversa relazionò il suo operato con la democrazia
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Grazie a te per la lettura. La questione identitaria è centrale. Da un lato ne sentiamo necessità per ricreare una comunità dai valori condivisi. Dall’altro ne temiamo gli effetti perversi di natura, ad esempio, nazionalistica.
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Sono in effetti scomparso per un certo periodo. I motivi sono molti e noti ad alcuni. L’algoritmo di questo social ha probabilmente nascosto e poi fatto riapparire i temi che tratto a seconda dell’utente.
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Se tutti hanno torto, tutti hanno ragione: non se ne esce. Io non sto cercando un colpevole, una vittima né un responsabile. Sto descrivendo una situazione e cercando di analizzarne le cause. Sulla valutazione personale a latere si può viceversa discutere e criticare in ogni modo.
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Il mio parere?
Affidarsi al dubbio filosofico.
Diffidare di ogni posizione marcatamente ideologica.
Ascoltare. Comprendere. Valutare.
Solo alla fine di questo articolato processo, prendere una posizione.
Privi di ogni certezza dettata da una verità imposta.
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L’errore è la sottrazione e le esperienze sono “il pettine che la vita ti dà dopo che hai perso i capelli”.
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Spesso gli attori politici carismatici hanno componenti caricaturali (ricordiamo tutti un esemplare Chaplin nel “Grande dittatore”). Drammaticamente caricaturali.
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estremista è ripercorre la strada dei protocolli dei “7 Savi di Sion”.
Una strada in forte discesa, verso gli inferi.
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ed “Ebrei e pregiudizio” di Riccardo Calimani.
Ciò non significa che il governo israeliano non sia responsabile di eccidi di massa e di scelte politiche scellerate. Accusare, come ho letto anche qui, un popolo, una religione (pur essendo io ateo), un’etnia delle colpe di una fazione politica
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ONU.
Affiancare come alcuni fanno la Shoa ai drammi dei Gazawi è sminuente per la più drammatica tragedia dell’umanità moderna sia in termini quantitativi che qualitativi.
Non posso qui argomentarne le ragioni, rimando perciò a due capisaldi letterari quali “Modernità e Olocausto” di Zygmunt Bauman
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personalissimo sulle note vicende perché prendere posizione, come già affermato, è un dovere.
Qualcuno diceva che la parole sono importanti.
Si tratta di genocidio?
Lo deciderà la Corte Penale Internazionale, unico organo autorizzato a farlo. Per ora abbiamo un parere (pur autorevole) di un comitato
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sovrappone idee ad ideologie e, in questo marasma comunicativo, fa emergere la leadership “forte”: una voce che sovrasta le altre non per competenza ed autorevolezza, bensì per imporre.
Siamo divisi su tutto. Divide et impera.
A lato di queste considerazioni, vorrei esprimere un mio giudizio
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super ricchi, una povertà dilagante. La polarizzazione ci isola e ci impedisce quello spazio comune di idee e valori che si rispecchia in un “gap” che nasce nelle differenze economiche, sfocia in contrasto sociale e si realizza nella povertà dell’offerta politica. Ci confonde, si contraddice,
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Una società “liquida” come direbbe Bauman. Fluida ed effimera come sono le sue tendenze culturali.
Cavalcata da attori politici spregiudicati che vincono grazie al caos ed il malcontento.
Da qui nasce la terza componente che è di carattere economico. Differenze sociali marcate, squilibri monetari,
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sfumatura di pensiero. La preferenza verso uno schieramento aprioristico privo di ragionamento strutturato. Ideologico, certo, ma privo della componente identitaria del passato.
La supremazia di “micro ideologie” intransigenti che non ammettono il dubbio ancor prima del dissenso.
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Vi è poi una componente culturale o filosofica che sottende la precedente.
La polarizzazione esasperata delle posizioni ideali, la radicalizzazione di tutto il discorso culturale enfatizzata da micro bolle spesso virtuali, una nuova ideologia non più politica ma sociale. La negazione della
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che eravamo abituati ad attribuire loro?
Gli schieramenti politici (ce lo insegna Robert Dahl) sono solo “scatole vuote” che vanno riempite di contenuti. Cosa significa oggi “essere di sinistra o di destra”?
Possiamo chiamare questi elementi del problema come “componente politica”.
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aberranti.
Manca la coesione volariale anche tra chi ha posizioni vicine. Ci si aggrega per un tema e subito ci si divide su quello successivo.
Vale ancora la pena di usare le classificazioni del novecento per analizzare questi fenomeni?
Destra e sinistra esistono ancora nei termini
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effimeri.
Rifiutiamo un comunismo fallito per sostituirlo con il politicamente corretto spesso ossessivo e nauseante oltre che autoreferenziale e vuoto.
Ci sorprendiamo a scendere in piazza (in centinaia di migliaia) per Gaza così come ci indignano perché una componente del corteo espone striscioni
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come guida culturale oltre che politica; egli indicava la via, il porto nella tempesta. Ora è portatore non del dubbio filosofico, valida alternativa al diktat culturale, ma di risposte semplici a problemi complessi mascherate da ideali politici.
Sostituiamo vecchi miti con nuovi più fragili ed
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(escludiamo a priori la malevolenza)?
Siamo sempre meno capaci di elaborare, di districarci tra le mille fonti, discernere tra quelle credibili e quelle artefatte, comprendere la realtà. Perché?
Manca l’ideologia antica, l’appartenenza culturale poltica che assicuravano i partiti di massa, il leader